di Stefano Cavina – “Il 2024 non è più un obiettivo tecnicamente fattibile e per questo stiamo stimando una data più realistica che non sarà prima del 2025”. È questo, in poche parole, l’argomento principale della conferenza stampa, tenuta a Washington il 9 novembre, dall’amministratore della NASA Bill Nelson.
La tempistica iniziale, stabilita dall’amministrazione Trump, aveva l’obiettivo di far tornare gli Stati Uniti sulla Luna entro il 2024. Ma questo ambizioso obiettivo, voluto fortemente dall’allora Presedente, che aveva anticipato di molto il precedente programma della NASA, ora non è più realisticamente raggiungibile, nonostante le energie messe in campo dall’Agenzia spaziale, a causa dell’esiguità dei fondi disponibili, dell’imprevista pandemia di coronavirus e della Causa giudiziaria intentata dalla società aerospaziale Blue Origin, di Jeff Bezos, contro la SpaceX di Elon Mask, per l’assegnazione del contratto di costruzione del primo lander lunare HLS (Human Landing System).
Ad aprile, infatti, la NASA aveva assegnato a SpaceX il contratto per costruire il nuovo lander lunare, ma la Blue Origin si era opposta all’assegnazione chiedendo prima spiegazioni alla NASA, senza ottenere una risposta soddisfacente, e poi intentando una Causa federale che ha interrotto tutti i lavori di collaborazione con SpaceX fino al 4 novembre, quando la Corte a definitivamente stabilito che Blue Origin aveva perso senza vizi di forma.
Ora che la Causa è chiusa la NASA può finalmente riprendere a lavorare con SpaceX sul lander lunare, un equipaggiamento di fondamentale importanza, poiché trasporterà gli astronauti da e verso la superficie lunare. Consentendo agli Stati Uniti di mantenere una presenza umana continua, che inizierà, simbolicamente, con lo sbarco della prima donna e della prima persona di colore.
Nella conferenza stampa, Nelson ha illustrato il nuovo cronoprogramma, confermando le intenzioni della NASA di lanciare Artemis 1, il primo volo di prova del sistema di lancio lunare, che vedrà per la prima volta l’utilizzo del vettore pesante SLS (Space Launch System) portare in orbita la navicella Orion in una missione senza equipaggio intorno alla Luna, nel febbraio del 2022.
Il secondo volo di prova Artemis 2, quello che invierà i primi astronauti a bordo dell’astronave Orion intorno alla Luna e ritorno, verrà invece lanciato intorno a maggio 2024, un anno dopo rispetto la data inizialmente prevista. Mentre Artemis 3, la prima missione di sbarco lunare con equipaggio, verrà lanciata “non prima del 2025”. Nelson ha inoltre aggiunto che Artemis 2 viaggerà “più lontano di quanto gli umani abbiano mai fatto” penetrando nello spazio profondo 64.000 chilometri oltre la Luna prima di tornare sulla Terra.
Con i ritardi e gli impegni che la NASA deve affrontare per realizzare il programma Artemis, l’Amministratore della NASA ha anche condiviso con la Stampa l’intenzione dell’Agenzia di chiedere un aumento del budget iniziale di 2,6 miliardi di dollari, per un totale di $9,3. Questa cifra è diversa dal precedente impegno di base dell’agenzia di $ 6,7 miliardi (richiesto nel 2012), ma è indispensabile per completare lo sviluppo della navicella spaziale Orion e coprire i costi del primo test di volo con equipaggio.
Attualmente SpaceX è l’unica azienda che ha un contratto direttamente correlato al progetto Artemis, ma il Congresso ha chiarito che ogni futuro finanziamento Federale sarà subordinato alla espansione della collaborazione con i privati realizzando un sistema di appalti che metta in competizione tutte le aziende aerospaziali statunitensi per aquisire l’hardware necessario agli oltre dieci allunaggi già messi in programma dall’Agenzia.
Questa politica, secondo il Governo, consentirà un risparmio economico da parte dello Stato e moltiplicherà le opportunità di lavoro in campo aerospaziale consentendo al paese di mantenere la leadership mondiale in ambito aerospaziale. Una necessità ineludibile per gli Stati Uniti che vedono profilarsi all’orizzonte una sempre più aggressiva competizione tecnologica con la Cina. Ciò significa che per “stare al passo” con i concorrenti “orientali” il budget della NASA dovrà ulteriormente aumentare nei prossimi sei anni di almeno 5,7 miliardi di dollari.
E fanno bene gli USA a investire nell’Aerospazio perché il progresso in dei cinesi in questo ambito è visibile a tutti. I recenti successi della Cina, tra cui mettere in orbita il primo modulo per la sua nuova stazione spaziale Tiangong, inviare astronauti a bordo di quella stazione e continuare con le missioni robotiche (lunari e marziane), fanno presagire che presto saranno in grado di far sbarcare sulla Luna i loro “taikonauti” molto prima di quanto originariamente gli analisti occidentali avevano previsto.
Nelson ampiamente dibattuto con la Stampa su questo punto ma ha tenuto a precisare che grazie al progetto Artemide, lo scopo della NASA va oltre alla leadership spaziale. La NASA non vuole solo simbolicamente tornare sulla Luna e impiantarvi una base semipermanente, ma come il suo stesso Statuto indica vuole ispirare una nuova generazione di “cittadini spaziali” spingendo i confini del possibile oltre i limiti oggi conosciuti, fino a trasformare la fantascienza in scienza.
“Grazie al rinnovato impegno americano per l’esplorazione dello Spazio”. Ha sottolineato Nelson. ” Impareremo a vivere e lavorare su mondi lontani come la Luna e Marte e faremo nuove scoperte e avanzeremo in ogni campo delle tecnologie sostenibili utili a migliorare le nostre condizioni sulla Terra. Lo faremo per tutti e l’impegno che ci metteremo la prossima generazione di scienziati, ingegneri ed esplo